Tamara Soldan, voce
Edu Hebling, contrabbasso
Denis Feletto, pianoforte.
Il mio cuore batte talmente forte che ho paura di disturbare chi mi sta accanto.
Le mani tremano eppure..."Ehi, non sei tu a dover suonare! Rilassati!", dice quella vocina nella mia testa.
Faccio un respiro profondo.
Tutto ha inizio.
Pianoforte e contrabbasso.
Poi entra lei.
Ognuno suona le sue corde,
i primi pezzi sono duri.
Mi rendo conto d'essermi completamente estraniata dal mondo.
Volo sulle note che producono
e chiudo gli occhi e li riapro e sono pieni di lacrime.
Sorrido di fronte all'Arte che vuole avvolgerci.
Tamara suona la sua voce.
Pulita, leggera, perfetta: semplicemente jazz.
Sta improvvisando ed è sola.
Edu è letteralmente abbracciato al suo strumento,
il pianista ascolta il canto con gli occhi.
Il tempo di un minuto, o forse di un'ora.
Non lo so.
Ma quando arriva quella nota le mani riprendono vita,
scrivendo emozioni di Musica nell'aria.
Osservo per un momento il pubblico.
Sembrano tutti musicisti, lo si legge nei loro occhi,
in un sorriso di soddisfatta comprensione.
Penso che non vorrei più andarmene da lì.
Vi prego! Devo potervi contemplare.
L'ultimo pezzo.
Applauso.
Ora sì, l'ultimo pezzo.
Non riesco ad alzarmi,
non riesco a realizzare pensieri che abbiano un senso.
M'infastidisco per le persone che cominciano a parlare, ad uscire dalla sala.
Non voglio distrazioni, mi sembra di dover aspettare i titoli di coda
dopo un film troppo bello che non avrei voluto finisse.
Il ritorno alla realtà.
Mi chiedono perché sono così cupa.
Non è tristezza, no.
La gioia è talmente immensa...
io non riesco ad esprimerla.
V.