Parole che battono sulle tempie. Pronunciate con troppa
forza. Urlate senza motivo, là dove c’era solo bisogno di delicatezza. Parole
che mi fanno pulsare la testa, ed io so di dover andare via. Non sono lame, non
raggiungono la sofisticatezza per tagliare. Sono ruvide, grezze, come un
martello sordo impugnato a due mani. Cala il silenzio delle parole non dette,
che attendono un’assenza per essere espresse. Riaffiorano piano, serpentine,
acquistano vigore con la lontananza. Sono le parole vere che si tengono
nascoste. Ma il nascondiglio non esiste, e gli occhi sono ricolmi di pensieri
trattenuti.
Io, solo spettatrice di una discussione lontana.
Veronica.